Cari amici delle Missioni,
ecco una pittura interpretazione apocalittica nel senso positivo della fine dei tempi, dipinta sull'abside della nostra chiesa parroccchiale a Isiro.Gesù appare in primo piano trionfante seguito da tutti i popoli della terra. Tocca pure ad ognuno dei salvati salvarne altri. Ognuno può considerarsi un nodo di quella rete da pesca che Gesù creò e confidò a Simone, detto Pietro. La Chiesa è quella comunità di peccatori salvati e salvatori dove ognuno è chiamato a sentirsi come un nodo della nuova rete di Pietro.
Che questo tempo di Quaresima non passi invano. Gesù conta su ognuno di noi per portare una ventata di speranza e sapienza divina nell'angolo di umanità dove respiriamo con gli altri la stessa aria locale. Oggi,secondo lunedi del mese, le due comunità maschili e quella femminile dei Comboniani si sono ritrovate per un ritiro. E' toccato a me guidarlo.Ho scaricato da internet e presentato la lettera del papa sulla Quaresima. Tocca il tema della giustizia ma in un senso molto più vasto e profondo dei discorsi comuni di tante persone. Merita essere letto almeno due volte.
Ciao p.Franco
Isiro lunedì 15/02/2010
OPAL
Ho letto il programma delle serate Opal.
La gente qui muore grazie anche alle armi improprie:piccola mannaia e machette e bastoni, strumenti usati dalla LRA per risparmiare sulle pallottole. IL fucile resta l'arma più comune che terrorizza la gente.La gente davanti alla presenza di un fucile alza le mani.
Ciao p.FrancoIsiro sabato 06/02/2010
Collegamento internet
Spero di avere qualche minuto buono di collegamento internet. Ieri non c'è stato verso. Oggi è la quinta domenica del mese. Tre domeniche al mese le passo normalmente in foresta.
Oggi è grande festa dai salesiani; volevo mandare degli auguri per internet ma invano;ho pregato pure per due amici che compiono gli anni;avevo pensato di mandare una email:niente da fare;ho celebrato la messa delle 9 e poi quella delle 16h30. Ha fatto caldo dalle 13. Mentre durante la messa una pioggerellina aveva rinfrescato l'aria e oscurato il cielo. Avevamo dovuto accendere il generatore per un'ora.
Padre Giacomo Biasotto, comboniano di Pordenone è arrivato alle 14h30 a Isiro. In questi giorni prenderà un piccolo aereo per fare un volo di 300km a est, dove è la sua comunità. E' rientrato dalle sue vacanze. Lui ha quasi 73 anni.
Ci ha portato un po' di notizie dall'Italia quanto alle nostre comunità comboniane.
Stamani,Ernesto, messicano ha presieduto la messa prima che è la principale: Comincia alle 6h30. Alla fine di essa, il caro Josè,parroco l'ha presentato ai fedeli.Ha 33 anni.Aveva terminato gli studi a Kinshasa e poi fatto tre anni di capellano nella periferia della capitale congolese. Ora tocca molto a me introdurlo nell'ambiente locale.
Ciao p.Franco
Oggi è grande festa dai salesiani; volevo mandare degli auguri per internet ma invano;ho pregato pure per due amici che compiono gli anni;avevo pensato di mandare una email:niente da fare;ho celebrato la messa delle 9 e poi quella delle 16h30. Ha fatto caldo dalle 13. Mentre durante la messa una pioggerellina aveva rinfrescato l'aria e oscurato il cielo. Avevamo dovuto accendere il generatore per un'ora.
Padre Giacomo Biasotto, comboniano di Pordenone è arrivato alle 14h30 a Isiro. In questi giorni prenderà un piccolo aereo per fare un volo di 300km a est, dove è la sua comunità. E' rientrato dalle sue vacanze. Lui ha quasi 73 anni.
Ci ha portato un po' di notizie dall'Italia quanto alle nostre comunità comboniane.
Stamani,Ernesto, messicano ha presieduto la messa prima che è la principale: Comincia alle 6h30. Alla fine di essa, il caro Josè,parroco l'ha presentato ai fedeli.Ha 33 anni.Aveva terminato gli studi a Kinshasa e poi fatto tre anni di capellano nella periferia della capitale congolese. Ora tocca molto a me introdurlo nell'ambiente locale.
Ciao p.Franco
Isiro domenica 31/01/2010
Preghiera e solidarietà con le vittime della LRA: testimonianza stringente di mamma Aimée.
Ieri,sabato 30 gennaio 2010, i cristiani della città di Isiro si sono resi in processione, pregando e cantando, alla cattedrale, per partecipare alle 15h alla celebrazione eucaristica per fare memoria e pregare per tutte le vittime dei ribelli ugandesi LRA e in solidarietà con chi è stato ferito, torturato o rapito dai ribelli e per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica nonché quella delle autorità sul grave stato della popolazione della regione.
In assenza del vescovo, Julien Andavo Mbia, Monsignor Abakuba Dieudonné, vicario episcopale ha presieduto la santa Messa che era concelebrata da una decina di sacerdoti diocesani e di comunità religiose. Circa 800 erano i fedeli presenti.
Dopo avere commentato le letture bibliche tratte dal libro dei Maccabei, dall’Apocalisse e dal Vangelo di Matteo 5,1-12 sulle Beatitudini, Mgr. Abakuba ha detto: “ Noi siamo qui riuniti per la celebrazione eucaristica e per fare memoria di tutti i nostri fratelli e sorelle vittime della LRA et per essere solidali con coloro che restano nella sofferenza. I nostri fratelli del villaggio Tapili non si aspettavano di divenire anche loro vittime dei ribelli che avevano già colpito nel 2008 quelli di Faradje, Bangadi, Duru,Dungu,Doruma e che furono massacrati, rapiti,mutilati,depredati.
Questo dramma ci interpella, tocca la nostra vita,interroga la nostra fede di cristiani, ci fa conoscere il dramma di parte del nostro Paese. Noi preghiamo innanzitutto per la conversione del nostro cuore, noi figli di questo Paese. Che le nostre autorità cambino e che ciascuno di noi cambi in meglio. Noi non comprendiamo le ragioni di ciò che succede intorno a noi ma noi tentiamo di guardare gli avvenimenti con gli occhi del credente cristiano. Che il Signore apra il cuore delle autorità del Paese per una soluzione di riconciliazione e di pace. Molta gente ha abbandonato il suo villaggio per paura di un ennesimo attacco. Molti cadaveri sono rimasti insepolti. Nessun sfollato si augura di trovarsi in tale situazione. Noi dobbiamo aiutare i nostri fratelli,portare con loro il peso della loro sofferenza. Per questo motivo ci siamo messi a marciare dalle nostre parrocchie cittadine e attraverso le vie cittadine verso la cattedrale. Condividiamo le sofferenze e il dolore e i beni che noi abbiamo.Ciò che abbiamo ricevuto da Dio non è solo per noi ma per il bene di tutti.Apriamo il nostro cuore e le nostre mani per allegerire le sofferenze degli altri. Noi siamo chiamati a portare la fraternità e l’intesa.Che la nostra vita lasci trasparire la nostra fede e il nostro amore”
Il sacerdote diocesano, don Baudouin ha poi chiamato, mamma Aimée ad alzarsi e venire a presentarsi davanti all’assemblea. Con lei a fianco ha raccontato ciò che era successo nei villaggi di Tapili e Mavazukuda: su 117 civili fatti prigionieri solo lei, Aimée è rimasta in vita. La sua presenza oggi tra noi è un dono. Lei ha avuto la vita salva perché ha rivolto la parola al capo LRA nella sua lingua, Shwahili.Madre di cinque figli e abitante a Isiro, era andata in foresta (100km lontano) per fare il piccolo commercio: vendere dei vestiti usati e comperare del pesce da rivendere in città. Questa volta è stata coinvolta nel dramma che tanti altri avevano già raccontato e che si era passato altrove nel nostro vasto territorio della diocesi.
I ribelli ugandesi avevano sorpreso la gente del villaggio mentre dormiva, alle 4 del mattino. Avevano preso tutti e legati alle mani e ai reni con cordicelle. Ad un certo punto mentre dei ribelli volevano uccidere mamma Aimée, il loro capo è intervenuto dicendo che non era la sua ora. Dopo avere marciato a lungo l’ hanno lasciata libera. Quando stava per allontanarsi da loro vede due donne avvicinarsi a loro e una di loro aveva un bebé. Chiedono ai ribelli di di restituire qualcosa delle loro cose ma la risposta contraria è stata violenta. Afferrono la prima donna e le tagliano le mammelle quindi la uccidono. Si rivolgono poi alla mamma col bebé e la costringono a mettere il bebé nel mortaio e poi massacrarlo come si fa a pestare il cibo in esso. Infine hanno ucciso anche lei. Dopo queste scene hanno legato la gente a gruppi di quattro-cinque e hanno cominciato a massacrarla sia col bastone che la machette o la ascia. Cosi hanno ucciso 116 persone e soltanto mamma Aimée è rimasta in vita.
Il capo LRA le aveva detto” vattene e non entrare più nella foresta.” Per sei giorni aveva vagato e si era nascosta per paura di incotrarli ancora. Sarebbe stata la sua fine. Finalmente è arrivata ad un posto di controllo dell’esercito congolese,FARDC che l’ha poi accompagnata a Isiro.
Immaginate la sofferenza e il trauma que lei a subito.Notti insonni, niente appetito, incubi...Come curare questa donna e come lei altre persone che soffrono situazioni simili? Capite quindi quanto bisogno d’attenzione hanno i nostri fratelli sfollati e quanto bisogno di pregare Dio per risolvere il dramma della regione sotto il giogo della LRA!! Voi fratelli e sorelle che siete venuti alla preghiera, fate conoscere a chi è rimasto a casa quello che succede e la sofferenza delle vittime. Invitate tutti a vivere la solidarietà e una maggiore attenzione verso chi soffre”.
In assenza del vescovo, Julien Andavo Mbia, Monsignor Abakuba Dieudonné, vicario episcopale ha presieduto la santa Messa che era concelebrata da una decina di sacerdoti diocesani e di comunità religiose. Circa 800 erano i fedeli presenti.
Dopo avere commentato le letture bibliche tratte dal libro dei Maccabei, dall’Apocalisse e dal Vangelo di Matteo 5,1-12 sulle Beatitudini, Mgr. Abakuba ha detto: “ Noi siamo qui riuniti per la celebrazione eucaristica e per fare memoria di tutti i nostri fratelli e sorelle vittime della LRA et per essere solidali con coloro che restano nella sofferenza. I nostri fratelli del villaggio Tapili non si aspettavano di divenire anche loro vittime dei ribelli che avevano già colpito nel 2008 quelli di Faradje, Bangadi, Duru,Dungu,Doruma e che furono massacrati, rapiti,mutilati,depredati.
Questo dramma ci interpella, tocca la nostra vita,interroga la nostra fede di cristiani, ci fa conoscere il dramma di parte del nostro Paese. Noi preghiamo innanzitutto per la conversione del nostro cuore, noi figli di questo Paese. Che le nostre autorità cambino e che ciascuno di noi cambi in meglio. Noi non comprendiamo le ragioni di ciò che succede intorno a noi ma noi tentiamo di guardare gli avvenimenti con gli occhi del credente cristiano. Che il Signore apra il cuore delle autorità del Paese per una soluzione di riconciliazione e di pace. Molta gente ha abbandonato il suo villaggio per paura di un ennesimo attacco. Molti cadaveri sono rimasti insepolti. Nessun sfollato si augura di trovarsi in tale situazione. Noi dobbiamo aiutare i nostri fratelli,portare con loro il peso della loro sofferenza. Per questo motivo ci siamo messi a marciare dalle nostre parrocchie cittadine e attraverso le vie cittadine verso la cattedrale. Condividiamo le sofferenze e il dolore e i beni che noi abbiamo.Ciò che abbiamo ricevuto da Dio non è solo per noi ma per il bene di tutti.Apriamo il nostro cuore e le nostre mani per allegerire le sofferenze degli altri. Noi siamo chiamati a portare la fraternità e l’intesa.Che la nostra vita lasci trasparire la nostra fede e il nostro amore”
Il sacerdote diocesano, don Baudouin ha poi chiamato, mamma Aimée ad alzarsi e venire a presentarsi davanti all’assemblea. Con lei a fianco ha raccontato ciò che era successo nei villaggi di Tapili e Mavazukuda: su 117 civili fatti prigionieri solo lei, Aimée è rimasta in vita. La sua presenza oggi tra noi è un dono. Lei ha avuto la vita salva perché ha rivolto la parola al capo LRA nella sua lingua, Shwahili.Madre di cinque figli e abitante a Isiro, era andata in foresta (100km lontano) per fare il piccolo commercio: vendere dei vestiti usati e comperare del pesce da rivendere in città. Questa volta è stata coinvolta nel dramma che tanti altri avevano già raccontato e che si era passato altrove nel nostro vasto territorio della diocesi.
I ribelli ugandesi avevano sorpreso la gente del villaggio mentre dormiva, alle 4 del mattino. Avevano preso tutti e legati alle mani e ai reni con cordicelle. Ad un certo punto mentre dei ribelli volevano uccidere mamma Aimée, il loro capo è intervenuto dicendo che non era la sua ora. Dopo avere marciato a lungo l’ hanno lasciata libera. Quando stava per allontanarsi da loro vede due donne avvicinarsi a loro e una di loro aveva un bebé. Chiedono ai ribelli di di restituire qualcosa delle loro cose ma la risposta contraria è stata violenta. Afferrono la prima donna e le tagliano le mammelle quindi la uccidono. Si rivolgono poi alla mamma col bebé e la costringono a mettere il bebé nel mortaio e poi massacrarlo come si fa a pestare il cibo in esso. Infine hanno ucciso anche lei. Dopo queste scene hanno legato la gente a gruppi di quattro-cinque e hanno cominciato a massacrarla sia col bastone che la machette o la ascia. Cosi hanno ucciso 116 persone e soltanto mamma Aimée è rimasta in vita.
Il capo LRA le aveva detto” vattene e non entrare più nella foresta.” Per sei giorni aveva vagato e si era nascosta per paura di incotrarli ancora. Sarebbe stata la sua fine. Finalmente è arrivata ad un posto di controllo dell’esercito congolese,FARDC che l’ha poi accompagnata a Isiro.
Immaginate la sofferenza e il trauma que lei a subito.Notti insonni, niente appetito, incubi...Come curare questa donna e come lei altre persone che soffrono situazioni simili? Capite quindi quanto bisogno d’attenzione hanno i nostri fratelli sfollati e quanto bisogno di pregare Dio per risolvere il dramma della regione sotto il giogo della LRA!! Voi fratelli e sorelle che siete venuti alla preghiera, fate conoscere a chi è rimasto a casa quello che succede e la sofferenza delle vittime. Invitate tutti a vivere la solidarietà e una maggiore attenzione verso chi soffre”.
Isiro sabato 30 gennaio2010
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