Isiro, giovedì 3 maggio
Ieri pomeriggio
sentivo verso le 16h delle grandi grida
di tristezza venire dalla parte ovest del nostro cortile. Una nostra vicina
di casa, Francoise, una bambinetta di
tre anni era deceduta. Molto probabilmente a causa della malaria, malattia
molto diffusa che provoca anemia e poi febbre alta.
Era una bella
bambina che aveva cominciato a gustare le nostre liturgie dominicali.
Rispondeva alla messa e accompagnava con la danza i canti vivaci della lingua
lingala.
Alla domenica guardava
con attenzione le bambine più grandi di lei che portavano una uniforme e
danzavano intorno all’altare. Era cresciuta con l’aiuto della nonna paterna e
delle suore comboniane perchè sua madre morì una settimana dopo il parto.
Sono stato questo
pomeriggio sotto un sole sferzante nel suo cortile per darle l’ultimo saluto.
Era stesa, composta, su un grande letto sotto una tettoia di foglie, tipica
veranda del luogo. Una trentina specie di donne erano là sedute in qualche modo
e in silenzio attorno al cadaverino. Mi sono fatto
portare dell’acqua e verso la fine della preghiera ho benedetto il corpicino e
invitato i familiari a conservare l’acqua per versarla poi sulla
tomba.
Un laico avrebbe dopo di me guidato il
feretro e fatto altre
preghiere al momento della tumulazione. Raramente
celebriamo una messa col cadavere davanti.
Sono rimasto in quel
cortile circa 20’
mentre la gente era là da ore. C’è tanta gente che muore e la gente passa tante
ore se non giorni e notti nel cortile del defunto. Il lutto ha un grande peso
sulla vita sociale. Le attività sociali subiscono un arresto e l’economia della
famiglia in lutto è messa a dura prova,
nonostante la grande collaborazione dei vicini.
Due settimane fa ero
in foresta e mi avevano condotto a benedire la tomba di Marcolin. Lui era animatore e catechista della piccola comunità
cattolica di Bere; villaggio-isolotto, circondato da acque quasi stagnanti di
un fiume che fa una grande curva nel suo percorso. La tomba era nel
cortile del fratello maggiore. E’ cosa normale seppellire nel cortile di casa
il proprio caro estinto. Ciò però è proibito nelle città. Questo papà è morto
anche a causa della mancanza di soldi per sottoporsi ad una visita medica
seria da un dottore. Il centro medico restava lontano 70 km . Normalmente la gente
fa fronte a spese ospedaliere chiedendo il supporto dei parenti.
Siamo nel tempo pasquale. Il messaggio della tomba vuota ci ricorda
non la trafuga del cadavere ma la forza
divina che prese possesso del corpo di Gesù e lo ha reso “glorioso”...risorto.
Nei nostri corpi
fragili Gesù vuole essere presente sia col suo spirito sia coi suoi segni
sacramentali.
La nostra vita è un
suo dono che continua a prendere forma giorno dopo giorno per essere un dono
d’amore.
Siamo nella casa comboniana a Isiro, lontana tre km dalla nostra casa parrocchiale. E' pensata ora per giornate formative. Eccomi alla fine degli Esercizi Spirituali, guidati da padre Ives, svizzero, in compagnia di due studenti comboniani congolesi che l'anno prossimo saranno ordinati preti.
Jacqueline, cuoca nella casa di accoglienza mostra con piacere il nuovo congelatore/frigorifero ad alimentazione con pannelli solari e una grossa batteria a secco. La cucina è un pò internazionale e un pò congolese.
Siamo nella missione di Mungbere che avevo visitato dopo Pasqua. Essa è lontana 25 km dal villaggio Ndubala, ultima cappella della mia parrocchia. Nei dintorni ci sono molte famiglie pigmee. Ecco un papà pigmeo che lavora nella falegnameria della missione.
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