“A Dungu c’è tensione, ci sono rifugiati, ma non ci sono emergenze alimentari, gli sfollati qui in città sono al massimo 3000 e in tutta la regione non penso siano più di 5-6000”: lo dice alla MISNA padre Franco Barin, missionario comboniano con un’esperienza forte di 13 anni trascorsi nel paese e intervallati da permanenze più o meno lunghe in Messico, Germania e Italia. “Dungu - prosegue il missionario che è originario di Cittadella, Padova - è divisa in tre quartieri separati da due fiumi; nel mio, quello di Bamokandi, abbiamo censito non più di mille sfollati e la situazione negli altri due è simile. Vengono quasi tutti dalla parrocchia di Duru dove i ribelli ugandesi dell’Esercito del signore (Lra) a metà settembre hanno attaccato la missione, bruciato le case e costretto la gente a fuggire”. Nonostante la presenza degli sfollati, la situazione secondo padre Franco è sotto controllo perché molti avevano parenti e amici a Dungu e perché in tanti avevano nascosto le loro cose per tempo: “In questi giorni i capifamiglia insieme ai figli più grandi fanno ritorno nei nascondigli dove per precauzione tenevano nascosti i loro averi temendo proprio gli attacchi ribelli” aggiunge il padre comboniano che nella sua missione ospita al momento 46 persone. Restano ovviamente tensioni che possono a volte sfociare in atti violenti: “Domenica - continua padre Franco – tre ribelli (due uomini e una donna) che stavano per consegnarsi sono stati bloccati nella strada principale del mio quartiere e uccisi a bastonate. Sempre domenica ho avuto notizie di violenze nei pressi di Bangadi, un centro di 2000 abitanti a 100 chilometri da Dungu, dove i ribelli avrebbero ucciso tre persone e rapito altre”. Una situazione di tensione aggravata dal blocco dell’unico asse viario praticabile in direzione di Yambio in Sud Sudan: “La strada è insicura e solo parzialmente controllata dall’esercito che negli ultimi giorni ha inviato a Dungu 3000 soldati aviotrasportati; c’è un’area di circa 80 chilometri di lunghezza sotto controllo dei ribelli che è alla fine quella più pericolosa”. Padre Mario si congeda, sta aiutando quattro suore domenicane che vivono in un monastero di Bamokandi a trasferirsi in un’altra struttura dall’altra parte della città: “Li si sentiranno più sicure, ma penso sia difficile che i ribelli vogliano avventurarsi fin qui, allontanandosi dalle loro zone”. Intanto a Dungu, accompagnata da una pioggerellina, cala la notte.
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Informazione ricevuta dal sito MISNA
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