venerdì 4 maggio 2012

Note Sparse: Maggio 2012


Isiro, giovedì 3 maggio

Ieri pomeriggio sentivo verso le 16h delle grandi grida di tristezza venire dalla parte ovest del nostro cortile. Una nostra vicina di casa, Francoise, una bambinetta di tre anni era deceduta. Molto probabilmente a causa della malaria, malattia molto diffusa che provoca anemia e poi febbre alta.
Era una bella bambina che aveva cominciato a gustare le nostre liturgie dominicali. Rispondeva alla messa e accompagnava con la danza i canti vivaci della lingua lingala.
Alla domenica guardava con attenzione le bambine più grandi di lei che portavano una uniforme e danzavano intorno all’altare. Era cresciuta con l’aiuto della nonna paterna e delle suore comboniane perchè sua madre morì una settimana dopo il parto.
Sono stato questo pomeriggio sotto un sole sferzante nel suo cortile per darle l’ultimo saluto. Era stesa, composta, su un grande letto sotto una tettoia di foglie, tipica veranda del luogo. Una trentina specie di donne erano là sedute in qualche modo e in silenzio attorno al cadaverino. Mi sono fatto portare dell’acqua e verso la fine della preghiera ho benedetto il corpicino e invitato i familiari a conservare l’acqua per versarla  poi  sulla tomba.
Un laico avrebbe dopo di me guidato il feretro e fatto altre preghiere al momento della tumulazione. Raramente celebriamo una messa col cadavere davanti.
Sono rimasto in quel cortile circa 20’ mentre la gente era là da ore. C’è tanta gente che muore e la gente passa tante ore se non giorni e notti nel cortile del defunto. Il lutto ha un grande peso sulla vita sociale. Le attività sociali subiscono un arresto e l’economia della famiglia  in lutto è messa a dura prova, nonostante la grande collaborazione dei vicini.

Due settimane fa ero in foresta e mi avevano condotto a benedire la tomba di Marcolin. Lui era animatore e catechista della piccola comunità cattolica di Bere; villaggio-isolotto, circondato da acque quasi stagnanti di un fiume che fa una grande curva nel suo percorso. La tomba era nel cortile del fratello maggiore. E’ cosa normale seppellire nel cortile di casa il proprio caro estinto. Ciò però è proibito nelle città. Questo papà è morto anche a causa della mancanza di soldi per sottoporsi ad una visita medica seria da un dottore. Il centro medico restava lontano 70 km. Normalmente la gente fa fronte a spese ospedaliere chiedendo il supporto dei parenti.
Siamo nel tempo pasquale.  Il messaggio della tomba vuota ci ricorda non la trafuga del cadavere ma la forza divina che prese possesso del corpo di Gesù e lo ha reso “glorioso”...risorto.
Nei nostri corpi fragili Gesù vuole essere presente sia col suo spirito sia coi suoi segni sacramentali.
La nostra vita è un suo dono che continua a prendere forma giorno dopo giorno per essere un dono d’amore.


Siamo nella casa comboniana a Isiro, lontana tre km dalla nostra casa parrocchiale. E' pensata ora per giornate formative. Eccomi alla fine degli Esercizi Spirituali, guidati da padre Ives, svizzero, in compagnia di due studenti comboniani congolesi che l'anno prossimo saranno ordinati preti.

Jacqueline, cuoca nella casa di accoglienza mostra con piacere il nuovo congelatore/frigorifero ad alimentazione con pannelli solari e una grossa batteria a secco. La cucina è un pò internazionale e un pò congolese.

 Siamo nella missione di Mungbere che avevo visitato dopo Pasqua. Essa è lontana 25 km dal villaggio Ndubala, ultima cappella della mia parrocchia. Nei dintorni ci sono molte famiglie pigmee. Ecco un papà pigmeo che lavora nella falegnameria della missione.