venerdì 20 dicembre 2013

Note Sparse


Dungu, martedì 17 dicembre; 21:30

E’ la stagione della secca. Fa fresco. E’ già l’alba. Stamani alle 5,45 ho visto suonare il tamburo dalla pancia in legno. E’ solenne. Fanno seguito due campanelle. Intanto in chiesa noi confratelli: Luis del Guatemala, Miguel non sacerdote della Spagna e io recitavamo la preghiera del mattino alla luce di una piccola lampada di batteria. Subito dopo di noi ho visto i nostri collaboratori parrocchiali: Severin, JeanMarie e Venance si sono messi a recitare insieme delle preghiere in lingala. Era bello vedere anche loro uniti nella preghiera dei salmi. A distanza li ascoltavo e continuavo a pregare anch'io ma in silenzio.

Sia ieri, lunedì che oggi martedì arrivavano per la Messa i bambini- un ottantina-per poi partecipare alla lezione del catechismo di 45’ e quindi passare alla scuola delle ore 8. Faceva fresco, circa 18°. C’era un crescendo di tosse di bambini poco coperti e malvestiti. Mentre io avevo un maglione e calzini ai piedi. Facevano compassione. Era bello vederli. Erano contenti di esserci. Natale si avvicina.

Mercoledì, 18 dicembre 13; 22:40

Oggi al mattino sono stato la mattinata coi collaboratori parrocchiali chiamati comunemente: catechisti. Venivano da tutto il territorio della parrocchia. Non è grande. La cappella più lontana è a 35 km. Eravamo in sala una ventina. Era soprattutto dispiaciuti che abbia loro detto che i Comboniani si ritirino dalla parrocchia l’anno prossimo. Li ho incoraggiati a guardarsi intorno e capire che si sono altre diocesi più povere vicine dove presto andrò anch'io. Al pomeriggio mi sono recato in chiesa per stare un poco col gruppo giovanile dei “carismatici”. Mi ha colpito il volto di una giovane donna di forse 28 anni. Aveva un fisico slanciato ma un volto sfigurato. Era stata vittima delle violenza dei ribelli LRA. Le mancava il padiglione di un orecchio, i bordi delle labbra e aveva altre cicatrici in faccia ben evidenti sulla pelle nera. Non sono lontano da loro. Speriamo bene. Apprendo che si limitano a fare saccheggi e rapire gente per trasportare il bottino. Natale è vicino. Le forze ONU cominciano domani a dispiegarsi sul territorio per due settimane per assicurare la calma durante le feste natalizie e di Capodanno. Domani andrò a salutare il vescovo che sta in questa cittadina di forse 35000 abitanti. E’ una settimana che sono arrivato qui. 

Giovedì, 19; 20:45

Questa mattina mentre padre Luis e io pensavamo di andare a visitare il vescovo, Mgr Richard, eccocelo arrivare in casa verso le 10h e stare con noi tre per ben due ore. E’ stato un bel incontro. Un suo grande dispiacere sarebbe che i Comboniani lascino la parrocchia prima di cinque anni!! La diocesi perderebbe un valido appoggio. E’ in atto tra i Comboniani un progetto di riduzione delle comunità in Congo. Chissà se resterò qui un anno o più! Ormai è Natale. Questa domenica andrò a visitare il villaggio più lontano mentre a Natale resterò al Centro. Nessun segno esteriore marca la festa che si avvicina. Mentre in Europa musica e colori fanno danzare i sentimenti. Ho regalato al vescovo una candela rossa tipica per fare la corona di Avvento ma in Europa. Ne avevo portate alcune per animare le celebrazioni di due delle nostre parrocchie, quella di Isiro e la mia nuova. Ma ormai non ho più il tempo per farlo. Sono arrivato solo qualche giorno fa e mi trovo un po' disorientato.

Comunità parrocchiale di Dungu


lunedì 16 dicembre 2013

Eccomi di nuovo in Africa in Congo RD


Città di Dungu, venerdì 13-12-13:23

Quanto tempo è passato dal lontano lunedì 12 agosto quando lasciai la città di Isiro per andare in vacanza in Italia. Sono arrivato ieri verso mezzogiorno locale. In compagnia di un pilota americano protestante. L’aereo, un caravelle di 12 posti portava un carico non di persone ma di fili di ferro per fare il cemento armato in una stazione missionaria protestante, ancora lontano 250 km a Doruma (Banda). Era il quarto aereo che cambiavo in tre giorni e mezzo di viaggio passando per Istambul e Kampala e Bunia, città congolese di 300.000 abitanti alla frontiera. Ho dovuto subire tanti controlli e non sempre simpatici. Ma ogni tanto mi dicevo: Gesù aiutami a vedere in loro delle persone da amare. Quasi tutto è andato secondo il programma. Non dovevo sbarcare subito nella mia nuova comunità di destinazione ma passare per la città di Isiro e consegnare alcuni pacchetti importanti e prendere altre cose dalla mia vecchia stanza. Mi avevano detto che non c’erano aerei per una settimana.

Un canto diceva... partire è un po' morire... è vero. Costa lasciare un mondo di sicurezze e di affetti e affrontare un altro mondo dove l'incertezza è tanta. Oramai è Natale. Possiamo sempre nel nostro cuore dire: Vieni Signore Gesù.

Il mio tempo in Italia è passato in fretta. Sono stato molto vicino a mia madre che in ottobre aveva festeggiato 90 anni. Molti sabati, giorno libero della signora Elena, badante di mia madre, sono stato volentieri in casa ad assisterla. Con lei ho pregato il rosario davanti alla TV Sat 2000, in diretta da Lourdes oppure pregato la Santa Messa in diretta da una chiesa italiana come Pompei, Roma o Castelgandolfo. Più volte mentre le persone ricevevano l’Eucarestia consegnavo pure io questa a mia madre. Più volte restavo al capezzale di mia madre qualche minuto una volta andata a letto al pomeriggio o la sera.

Eccomi ora in compagnia di fratel Michelange, spagnolo e padre Luis del Guatemala. Un piccolo nugolo di persone ho già potuto incontrare e pure con esso un po' pregare davanti a Gesù eucarestia esposto da uno di loro per un’ora sull'altare della bella chiesetta a forma esagonale e dipinta con colori forti africani. Mi sento abbastanza anche qui a casa mia, in patria. Le lingue lingala e francese mi sono familiari e lo stile di vita è molto semplice. Non c’è acqua corrente, non c’è elettricità mentre il telefono è solo per cellulare. Non c’è frigorifero ma un congelatore alimentato da pannelli fotovoltaici. Non va sotto zero e in esso ci permettiamo di conservare i vaccini del dispensario di fronte.