mercoledì 16 dicembre 2020

Natale 2020

 

Eccomi a scrivere qualcosa per il blog all'occasione della grande festa del Natale. La presenza del coronavirus nel mondo e la sua durata, che già supera un anno di cronaca, non ha la stessa incidenza da me come da voi. 

Mentre in Europa il coronavirus ha messo in crisi un sistema di vita e sta mietendo tante vittime soprattutto anziani, qui nel Congo-Rd e specialmente nel nord-est dove è la mia comunità, non si conoscono casi concreti di persone “positive” 

Viviamo una certa allerta soprattutto adottando e imponendo l’uso della mascherina e il lavaggio delle mani con sapone nel nostro ospedalino, nelle nostre scuole del centro e nei locali pubblici della chiesa. Non pratichiamo la “distanza”. 

È cominciato il grande caldo della stagione secca con punte di 34 gradi. 

Sono ritornati i grandi uccelli migratori, rapaci che rubano i pulcini liberi nei cortili e vie del quartiere. Restano sulle tortuose strade della foresta le pozze d’acqua più profonde. Fra un mese la foresta di canne enormi di bambù lascerà cadere le sue foglie e allora la luce forte del sole terminerà di seccare le pozze e sarà meno difficile viaggiare. 

Abbiamo tre moto che necessitano spesso di manutenzione a causa del fango che consuma in fretta le parti meccaniche più usate e più esposte all'usura. 

Quanto alla salute c’è la schiena che ne risente di più. L’igiene del cibo e acqua che mi servono comportano un certo rischio ma tollerabile. 

Da settembre abbiamo un giovane parroco congolese, ha 40 anni. Fece la sua prima esperienza missionaria in Ciad cioè sotto il Sahara. È dinamico ma deve imparare ad ascoltare di più chi gli è intorno. Stiamo rilanciando con brevi sessioni di formazione i gruppi di quartiere e abbiamo chiesto ai catechisti dei villaggi di curare di più i rapporti con gli accampamenti dei pigmei, cioè con i loro capi di accampamento. Abbiamo organizzato due giorni di formazione con loro e poi con le loro mogli. Essi rappresentavano una trentina di accampamenti del nostro vicariato. 

È un popolo numeroso che ha poche regole e che non ha una tradizione agricola. Investiamo molte energie a gestire un convitto di pigmei in età scolare. È più difficile avere la frequenza femminile. Due suore comboniane lavorano con noi, Maria è messicana e Lucy è keniana. Nella scuola e nei gruppi parrocchiali del centro curiamo la loro integrazione coi Bantu cioè i neri insediatisi dopo. 

La Chiesa e la missione sono il luogo dove si curano di più i diritti umani oltre all'istruzione e alla salute. 

La festa del Natale porta in sé l’ideale di fraternità e solidarietà universale. Ringrazio anche a nome della comunità locale chi ci aiuta anche da lontano. Quest’anno abbiamo raccolto molto riso e arachidi. 

Che il Gesù Bambino che festeggeremo il 25 dicembre ci aiuti tutti a capire sempre più il mistero della presenza divina tra NOI. 

Un caro abbraccio 

Padre Franco (Sisko) 



    
        Si prepara la cucina per una trentina di uomini pigmei,
animatori di accampamenti pigmei




Il fango delle strade rovina presto i freni



Mamme pigmee



L'acquisto relativamente facile di una moto ha dinamizzato i trasporti



La necessità aguzza l'ingegno.
Ecco legna da ardere per pagare la scuola ai figli.



C'è chi li mangia!