lunedì 16 dicembre 2013

Eccomi di nuovo in Africa in Congo RD


Città di Dungu, venerdì 13-12-13:23

Quanto tempo è passato dal lontano lunedì 12 agosto quando lasciai la città di Isiro per andare in vacanza in Italia. Sono arrivato ieri verso mezzogiorno locale. In compagnia di un pilota americano protestante. L’aereo, un caravelle di 12 posti portava un carico non di persone ma di fili di ferro per fare il cemento armato in una stazione missionaria protestante, ancora lontano 250 km a Doruma (Banda). Era il quarto aereo che cambiavo in tre giorni e mezzo di viaggio passando per Istambul e Kampala e Bunia, città congolese di 300.000 abitanti alla frontiera. Ho dovuto subire tanti controlli e non sempre simpatici. Ma ogni tanto mi dicevo: Gesù aiutami a vedere in loro delle persone da amare. Quasi tutto è andato secondo il programma. Non dovevo sbarcare subito nella mia nuova comunità di destinazione ma passare per la città di Isiro e consegnare alcuni pacchetti importanti e prendere altre cose dalla mia vecchia stanza. Mi avevano detto che non c’erano aerei per una settimana.

Un canto diceva... partire è un po' morire... è vero. Costa lasciare un mondo di sicurezze e di affetti e affrontare un altro mondo dove l'incertezza è tanta. Oramai è Natale. Possiamo sempre nel nostro cuore dire: Vieni Signore Gesù.

Il mio tempo in Italia è passato in fretta. Sono stato molto vicino a mia madre che in ottobre aveva festeggiato 90 anni. Molti sabati, giorno libero della signora Elena, badante di mia madre, sono stato volentieri in casa ad assisterla. Con lei ho pregato il rosario davanti alla TV Sat 2000, in diretta da Lourdes oppure pregato la Santa Messa in diretta da una chiesa italiana come Pompei, Roma o Castelgandolfo. Più volte mentre le persone ricevevano l’Eucarestia consegnavo pure io questa a mia madre. Più volte restavo al capezzale di mia madre qualche minuto una volta andata a letto al pomeriggio o la sera.

Eccomi ora in compagnia di fratel Michelange, spagnolo e padre Luis del Guatemala. Un piccolo nugolo di persone ho già potuto incontrare e pure con esso un po' pregare davanti a Gesù eucarestia esposto da uno di loro per un’ora sull'altare della bella chiesetta a forma esagonale e dipinta con colori forti africani. Mi sento abbastanza anche qui a casa mia, in patria. Le lingue lingala e francese mi sono familiari e lo stile di vita è molto semplice. Non c’è acqua corrente, non c’è elettricità mentre il telefono è solo per cellulare. Non c’è frigorifero ma un congelatore alimentato da pannelli fotovoltaici. Non va sotto zero e in esso ci permettiamo di conservare i vaccini del dispensario di fronte.

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