giovedì 30 giugno 2011

Sviluppo = Mentalità nuova


ISIRO il 30/06/11

Oggi si celebra la festa civile più importante dell'anno: l'Indipendenza dal Belgio.  
La nostra città non gode ancora dello statuto di comune-città ma di località “ tribale”. Dovrebbe da un anno essere comune e capoluogo di provincia dell' Alto Uele ma ...tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Il processo politico di decentralizzazione statale stenta a decollare.  
Stamani Padre Janvier - un mio giovane confratello comboniano congolese - ha presieduto una messa solenne di “azione di grazie” e ha fatto una bella predica. Tra l'altro ha paragonato il Paese ad un gran porcile dove i maiali si compiacciono di rotolarsi nel fango e cercano solo per sé cibo nella sporcizia. Un comportamento simile è vissuto dai concittadini che volentieri imbrogliano i propri connazionali, vivono a spese degli altri e non amano il lavoro come atto positivo per uno sviluppo comune, ma ignorano il proprio simile. Il congolese indossa un abito bello e pulito su un corpo sporco.  
Invece di riconoscere e liberarsi da una mentalità di corruzione incancrenita, la ignora e pretende opere di sviluppo che sono impossibili.  
Quindi ha dato alcune direttive di comportamento civico e cristiano in vista delle elezioni presidenziali a fine novembre.  
Molti parlamentari, lontani dai loro da anni, girano ora tra la loro gente facendo regali per acquistarsi voti.  
Nel nostro giornalino parrocchiale mensile, scritto in lingala, abbiamo scritto il decalogo del buon elettore.  
SONO LE ORE DODICI: un animatore parrocchiale viene a cercarmi: mi chiede di farmi trovare alle ore tredici davanti al nostro vicino cimitero, lontano 200m. Una sua nipote, ammalata di Aids sarà tumulata. Lui mi chiede la mia presenza per una benedizione e conforto. Al cimitero trovo due gruppi di giovani arrivati per scavare non una, ma due fosse. Approfitto per intrattenermi con le persone del primo gruppo aventi terminato lo scavo, poi con quelle che ancora stanno scavando alternandosi il badile.  
La bara arriva, si prega, si ascolta una breve biografia sull'estinto e poi ecco che una bella, disinvolta e giovane donna si mette tra la bara e la buca: “sono NOKO” cioè parente da parte della madre della defunta.  
Secondo il costume della sua tribù ha diritto di ricevere una colletta da parte della tribù del papà della defunta. Fortunatamente questa prassi è stata questa volta discreta e rapida: la giovane donna si è accontentata di una piccola somma. Quindi dopo che lei ha raccolto i soldi gettati sulla bara si è proceduto a calare la bara. Invece due mesi prima in un caso simile un parente si ostinò a pretendere una grande somma e il cadavere stette a lungo esposto e cominciò a perdere liquidi e puzzare in modo grave. Forse la mia presenza aveva dato fastidio ad alcuni e quindi messi a disagio hanno fatto in modo di arrangiare in fretta la cosa. Il mio confratello, padre Janvier ha invitato tutti ad interrogarsi di più sul tipo di relazioni che sono in uso. Molte sono di paura e schiavizzanti e impediscono una crescita della comunità civile.



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