giovedì 16 ottobre 2008

Ottobre Missionario


Mi trovo nella cittadina di Dungu in Congo a 120 km dalla frontiera Est, quella sudanese. Sono qui in prestito, solo per qualche mese, giusto il tempo per le vacanze e eventuali cure mediche del confratello Sergio, di Recoaro Terme (TN). In comunità ora e della comunità c’è solo Javier, parroco. Lui è spagnolo, dei Pirenei baschi. Ciascuno di noi ha già accumulato più di 10 anni di permanenza in Congo. La comunità sarà completa a fine novembre con l’arrivo di un terzo confratello, il cui nome non è ancora ufficiale. Io arrivai in Congo per la prima volta quando avevo 30 anni. Fui ordinato prete nella diocesi di Padova nel 1981. Atterrai il primo novembre 1984 alla capitale Kinshasa. Il giorno dopo decollai verso l’interno del Paese, 1500km a est. Restai 3 giorni nella cittadina di ISIRO e poi in macchina, con un fuoristrada -non di lusso come in Italia si vedono- feci 300km con due tappe di pernottamento, per arrivare alla missione Duru, dove là cominciai a studiare e balbettare una nuova lingua, il lingala. Arrivai intontito e abbastanza spaesato. La comunità dei confratelli comboniani mi accolse bene e alla sera ci bevemmo una birra -cosa ora divenuta rara- prodotta nella nostra cittadina di Isiro usando riso dei campi locali. Ora la birreria non esiste più. Il Paese Congo vive uno stato di sfascio progressivo delle sue infrastrutture. Le cause sono tante ma una è nella mentalità della gente che sta molto lentamente cambiando. Le strade sono quasi impossibili. C’è una certa solidarierà locale clanica specie all’occasione di lutti e quando c’è da curare una malattia. Tante volte si tratta di un aiuto obbligatorio pena la maledizione o ritorsioni. Giorni fa, mi è piaciuto il gesto e il ragionamento di una donna, anziana, vive nel suo cortile sola ed è cieca. Si chiama Germaine. Ci chiese di procurarle un giovane di fiducia che scali due palme della suo cortile e abbatta un regime di palma, divenuto maturo. Un frutto sarà per la parrocchia e l’altro per lei. Ha mostrato una generosità, nonostante la sua povertà, che altri non hanno e che merita essere additata ad esempio. Dei vicini a turno l’accompagnano alla chiesa che non è troppo lontana. Qualche volta arriva alla Santa Messa anche durante la settimana, alle sei del mattino. E’ l’occasione di scambiarsi qualche saluto e poi ognuno parte al suo lavoro o alla scuola che comincia alle 7h30 e 8h alle elementari. In Italia in questo mese di ottobre si promuovono molte iniziative di carattere “missionario” per ricordare la dimensione missionaria della nostra Fede cioè di gente che testimonia in Gesù Cristo una nuova solidarietà e senso alla vita. Mancano tanti confort –luce, strade asfaltate, acqua potabile sicura- e servizi sociali come scuole e ambulatori decenti ma la voglia di vivere non manca.
Che cosa è l’ottobre missionario qui tra gente sfollata a causa della vicina guerriglia LRA e con paura del peggio? Il richiamo degli insegnamenti di Gesù è di grande aiuto per portare pace nella mamma che ha perduto due figli uccisi dai guerriglieri. L’esempio della vita di Gesù diventa antidoto e freno alla voglia di rispondere alla violenza colla violenza cioè vendetta. Una sera, erano le 18h30 rientravo coll’auto dopo avere accompagnato le suore domenicane in un convento più sicuro, ho incrociato due giovani del quartiere con un fucile artigianale. Mi sono fermato a salutarli e chiedere quali erano le loro intenzioni. Si erano costituiti in milizia per proteggere il quartiere. Ho ricordato loro che anche il nemico è un uomo e figlio di Dio, che ha subito il lavaggio del cervello e che fu strappato dai banchi di scuola e poi drogato. Ma Dio ha messo dentro di noi il DNA della fraternità. Dunque impediamo la violenza e usiamo la misericordia. Ricordo che quasi 100 alunni di più scuole il 17 settembre nel territorio della parrocchia di Duru furono rapiti e ora rischiano di subire la stessa sorte cioè divenire a forza di percosse e droga altri LRA. Un cristiano è missionario nel suo popolo se s’impegna a vivere controcorrente tra la sua gente. Ciò qui significa prendere le distanze da chi ha propositi vendicativi. Anzi la solidarietà verso chi ha perso tutto s’impone molto di più. Molte famiglie hanno accolto degli sfollati. E in Italia? Dove sono i cristiani, missionari? Un cristiano non può essere indifferente nei discorsi tra amici o colleghi. Il mandato di Gesù ..andate e predicate.. deve essere nelle vene di ogni credente. Però come il Sinodo dei vescovi a Roma lo ricorda: un cristiano è sale della terra se ha familiarità colla Bibbia. Vi saluto e vi ricordo con le esortazione di san Paolo ai Romani: tutti chiamati ad essere Chiesa cioè “corpo mistico” di Gesù Cristo.
Vostro padre Franco

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