giovedì 2 ottobre 2008

Situazione precaria a Dungu, civili in fuga in Sud Sudan


Sono otto i villaggi dell’area di Dungu attaccati nelle ultime due settimane dai ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del signore (Lra) e la situazione è sicuramente preoccupante”: lo ha detto alla MISNA il portavoce della missione dell’Onu nel paese (Monuc), Jean Paul Dietricht, commentando le violenze che hanno scosso la Provincia orientale congolese. Intanto, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati ha confermato oggi l’arrivo in Sud Sudan di almeno 1200 civili fuggiti a piedi dalle aree attaccate dalla ribellione ugandese. Fonti umanitarie rilanciate da Radio Okapi dicono che i ribelli hanno chiuso tutte le vie di accesso a Dungu costringendo i civili in fuga a marciare per quattro giorni nella giungla mentre tutta l’area è interessata da intense piogge e inondazioni che rendono ancor più difficile le operazioni di soccorso e la fuga stessa dei civili. I 1200 arrivati in Sud Sudan si trovano attualmente nella città di Yambio County, a pochi chilometri dai confini congolesi, e proverrebbero dai villaggi di Dura, Baote, Peturua, Naipayan, Kiro e Bikwoto. Nei giorni scorsi i vertici dell’Lra - da due anni impegnati in un delicato e faticoso negoziato di pace con Kampala - avevano smentito qualunque coinvolgimento negli attacchi i cui contorni restano tuttora poco chiari anche per l’isolamento in cui si trova Dungu. “Le recenti notizie su attacchi dell’Lra sono fantasie fabbricate e pericolose, alimentate da chi intende soffocare il processo di pace tra l’Lra e il governo ugandese” aveva sostenuto il portavoce dei ribelli David Nyekorach-Matsanga in un comunicato. “Diversi osservatori ed esperti – ha detto alla MISNA il portavoce della Monuc – sostengono la tesi che i ribelli ugandesi stiano in realtà cercando di creare una zona morta tra le loro posizioni e quelle dell’esercito congolese intimidendo la popolazione e distruggendo villaggi e infrastrutture”. Altre fonti concordano invece nel sostenere che gli episodi di violenza non siano stati ordinati dai vertici del movimento, ma siano piuttosto il frutto dell’azione di gruppi isolati nascosti nella foresta e in perenne ricerca di cibo e beni da razziare. [GB]

Informazione ricevuta dal sito MISNA

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